"Arbeit macht frei" è una frase tedesca che significa "il lavoro rende liberi". Questa frase fu cinicamente usata dai nazisti e posta all'ingresso di diversi campi di concentramento, tra cui Auschwitz I, Dachau, Gross-Rosen, Sachsenhausen e Theresienstadt.
L'uso di questa frase aveva lo scopo di ingannare i prigionieri, dando loro una falsa speranza che il duro lavoro potesse portare alla libertà. In realtà, era una menzogna crudele, parte della propaganda nazista volta a mascherare la vera natura dei campi di concentramento come luoghi di sterminio e sfruttamento. La realtà era che le condizioni di lavoro erano spaventose, con turni estenuanti, scarsa alimentazione, brutalità e un'altissima mortalità.
Il significato e il contesto storico della frase "Arbeit macht frei" sono indissolubilmente legati all'Olocausto e al regime nazista, rappresentando uno dei simboli più infami della loro ideologia disumanizzante e della loro politica di genocidio. La frase è ora ampiamente riconosciuta come una cinica e spietata presa in giro della sofferenza delle vittime del nazismo.
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